Categoria Norme

Sistemi monetari

Il sistema di conio comune

Dopo la Guerra dei Quattro Regni si decise di adottare un sistema comune di conio in tutti e quattro i reami del centro-nord di Kios. Questo ovviamente comportò la necessità di trovare per le varie monete dei simboli che non fossero legati a un qualche sovrano, come invece era normale trovare sulle monete prima della guerra. Spesso, infatti, quando cambiava il sovrano, le vecchie monete finivano fuori corso. L’unico modo per riutilizzarle era darle indietro perché venissero fuse e riconiate, ma anche così ci si perdeva qualcosa. Il nuovo sistema monetario è basato su cinque diverse pezzature: le spighe, che prendono il nome dal simbolo di una spiga riportato sul fronte, sono delle monetine d’oro di elevato valore. Per fare una spiga ci vogliono 12 talenti d’argento. Questi sono grandi quattro volte una spiga e molto più pesanti. Ogni talento vale a sua volta 12 piastre piene, grosse monete di bronzo rettangolari, oppure 36 piastre forate. Per fare una piastra forata sono necessari a loro volta 12 tasselli di stagno.

Altri sistemi monetari

Ovviamente, al di fuori dei quattro regni, esistono altri sistemi monetari. In molti territori è comune il baratto e, a parte le lettere di credito e di cambio usate nei quattro regni, la cartamoneta è del tutto sconosciuta.

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La Misura

Le unità di misura

Le unità di misura su Kios sono molto diverse dalle nostre e variano da regno a regno. Dopo la Guerra dei Quattro Regni, che quasi distrusse tutta la parte settentrionale del continente, vennero stabiliti vari accordi politici, diplomatici e commerciali fra le parti intesi a ridare prosperità e ricchezza a un territorio devastato e a una popolazione allo stremo. Fra i vari accordi ci fu la definizione di un sistema unico di misurazione di pesi, distanze ed aree denominato «La Misura».

La Misura semplificò di molto il commercio, anche se in molte regioni, soprattutto nelle campagne, ma anche nei mercati locali delle città meno popolose, si continuarono ad utilizzare le misure locali. Inoltre ogni Gilda ha tuttora le sue convenzioni, spesso segrete, per quello che riguarda la misurazione di varie grandezze. Alcune sono molto particolari, come il laccio, che indica la distanza fra i nodi del laccio utilizzato dalla Gilda degli Assassini per lo strangolamento rituale.

Capacità

Una caratteristica peculiare della Misura è l’assenza di unità per misurare la capacità, ovvero il volume, di un contenitore. Invece del volume, infatti, si indica il peso per misurare la capacità. Questo è legato al fatto che in genere un contenitore viene usato solo per un certo tipo di liquido o di granaglia. In realtà le misure di capacità esistono in molti dei vecchi sistemi di misura, ma anch’esse sono spesse legate al tipo di contenitore o al prodotto da misurare. Ad esempio, la fiasca viene usata solo per il vino, mentre l’ofiasca è l’equivalente per l’olio. Il concetto di volume quale concetto assoluto, indipendente da tipo di contenitore o di contenuto, è praticamente sconosciuto.

Lunghezze

La Misura stabilisce sei misure di lunghezza. La grandezza base è la stara, che corrisponde a 720 metri; 36 stare formano una lega, che quindi corrisponde a poco meno di 26 chilometri. Una stara è formata da 12 corde, equivalenti ognuna a 60 metri. Una corda a sua volta è divisa in 12 catene, ognuna lunga 5 metri, le quali a loro volta sono divise in 12 braccia, ognuna quindi equivalente a poco più di 41 centimetri. Il braccio è infine diviso in 20 unghie, lunghe ciascuna circa 2 centimetri. Misure più piccole sono utilizzate solo in certe Gilde, come in quella degli Orafi. Ad esempio, 20 schegge fanno un’unghia. Da notare che 10° di longitudine all’Equatore corrispondono esattamente a 36 leghe.

Pesi

Analogamente i pesi più piccoli sono misurati in grani, un po’ più di 2 grammi e in scarselle, equivalenti a 20 grani. Poi vengono le barre, corrispondenti a 12 scarselle, ovvero poco più di mezzo chilo. 12 barre fanno un pietra mentre 12 pietre fanno una forma, che è poi il peso medio di una persona. Anche qui, pesi più piccoli e più grandi sono usati solo da alcune Gilde o comunque in alcuni mestieri. Ad esempio, gli alchimisti e i farmacisti usano il sesamo, che è un dodicesimo del grano, mentre i marinai misurano i carichi in balle e casse. Una balla è poco più di 3 forme, mentre una cassa è formata da 12 balle. Balle e casse non fanno comunque parte della Misura, mentre c’è chi ha proposto di introdurre in quest’ultima un’unità più grande della forma denominata stallo, equivalente a 12 forme.

Aree

Infine ci sono le misure di superficie. Si va dalla pezza, equivalente a un quadrato di un braccio di lato al campo, il cui lato è lungo una corda. Meno usate, ma comunque definite, sono la stanza, che corrisponde al quadrato di una catena, e il palmo, che è il quadrato di un’unghia. Non esiste invece la misura di superficie equivalente al quadrato di una stara.

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Il tempo

Le unità di tempo

Sebbene Reta abbia due satelliti, Rianno è fissa mentre Branno ruota nel cielo notturno. È quindi solo quest’ultima ad avere un ruolo nel calcolo del tempo. Se tuttavia il calendario solare e lunare sono ben definiti, diverso è il discorso se parliamo della misura del tempo nell’arco della giornata.

Il giorno retano è diviso in 24 ore, ma solo 23 sono sempre tutte uguali. La ventiquattresima, detta “Ora Oscura” a volte è lunga un’ora e mezza. Per la precisione la ventiquattresima ora dovrebbe sempre essere lunga un’ora, ventinove minuti e sedici secondi. Pertanto si è deciso di avere un’ora oscura esattamente di un’ora e mezza compensandola in determinati mesi dell’anno con un giorno nel quale anche la ventiquattresima “ora” dura solo un’ora. Questo giorno, detto “giorno della notte luminosa” coincide sempre con la luna Branno nuova. Il giorno della notte luminosa c’è nei primi e negli ultimi quattro mesi dell’anno. Ogni sei anni, tuttavia, anche il mese centrale ha un giorno della notte luminosa, per compensare ulteriormente una piccola differenza di 5 minuti all’anno. Infine, ogni 90 anni, oltre a quello centrale, sono i primi cinque e gli ultimi cinque mesi ad avere un giorno con un’ora oscura di solo un’ora.

Ogni ora è divisa in 60 minuti, detti anche giri, dato che è il tempo che un uomo ci mette a percorrere il perimetro di un campo, ovvero 240 metri, a una velocità di quattro metri al secondo, praticamente di corsa. Un minuto, o giro, è a sua volta suddiviso in 60 secondi, o battiti, dato che si ritiene su Reta che un battito del cuore corrisponda a un secondo.

La divisione della giornata in 23 ore più l’ora oscura è usata quasi esclusivamente dai maghi, dagli astronomi e da poche altre persone, essendo troppo “tecnica” per la maggior parte della gente. Per il popolo, infatti, il tempo non è qualcosa che si misura con precisione, anche perché non esistono praticamente orologi su Kios, a parte alcuni strumenti sconosciuti ai più e utilizzati solo da chi ha la necessità di misurare con precisione il tempo. La maggior parte della gente utilizza per misurare le ore delle particolari candele di sego che hanno una serie di pezzetti di legno incastrati nella cera. Ogni volta che un pezzetto cade, è passata un’ora. Ci sono candele da una, due, quattro e otto ore. Ogni pezzetto è detto zeppa, e così è comunemente chiamata l’ora su Reta.

Per quanto riguarda la misurazione del tempo nell’arco di una giornata dobbiamo distinguere fra “momenti della giornata” e misurazione di periodi di tempo più o meno lunghi ma comunque inferiori al giorno.

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Il giorno

Sia il giorno che la notte sono caratterizzati da momenti ben precisi che, ovviamente, variano da stagione a stagione. La giornata è caratterizzata da otto momenti.

  • Il primo è l’alba, ovvero quando compaiono le prime luci. È l’ora alla quale gli agricoltori vanno nei campi e gli allevatori mungono le vacche. È anche l’ora dei primi riti propiziatori in molti templi e quello tipicamente stabilito per le esecuzioni non pubbliche.
  • Il secondo è il passo, ovvero quando mercanti e artigiani iniziano le loro attività, le botteghe schiudono i battenti e le porte delle città vengono aperte al consueto traffico da e verso le campagne.
  • Il terzo è la quarta. Alla quarta Senna è tipicamente a un quarto del suo tragitto che la porta a solcare il cielo dall’alba al tramonto. Nelle città, a quest’ora, la gente è solita fermarsi a mangiare qualcosa alle tante bancarelle che per pochi tasselli vendono focacce dolci e salate e spiedini di carne essiccata e salata.
  • Il quarto è la mezza, ovvero l’ora del pranzo, per chi se lo può permettere. In genere la maggior parte della gente fa un solo pasto, generalmente la cena. A pranzo si è soliti mangiare qualcosa di veloce da buttar giù con un boccale di birra o di succo di mele.
  • Il quinto è la sosta, che corrisponde poi al primo pomeriggio. È detta così perché è anche il periodo nel quale le carovane tipicamente sostano per far riposare i cavalli. Nelle stagioni calde è il periodo nel quale il sole picchia di più, in quelle fredde quello nel quale si fa una breve sosta per riposarsi subito prima di riprendere il lavoro.
  • Il sesto è la barra. È l’ora alla quale molte botteghe chiudono. Molte esecuzioni pubbliche avvengono appena scocca la barra, in modo da avere quanto più pubblico possibile che poi, festante, tornerà a casa a godersi la cena.
  • Il settimo è il tocco. È l’ora tipicamente riservata alla cena. È anche l’ora dei riti serali e dei racconti dei cantastorie. Nelle ville e nei castelli dei nobili, è l’ora dedicata alla musica e alla lettura in pubblico.
  • L’ottavo e ultimo è il tramonto, l’ora di andare a dormire per tutte le persone oneste e di buona volontà. E ovviamente è anche l’ora in cui tutte le altre si mettono industriosamente al lavoro…
  • Da notare che i vari momenti non sono equidistanti. È comunque comune indicare l’ora in riferimento al momento più vicino. Ad esempio, una “zeppa alla barra” vuol dire un’ora prima della chiusura delle botteghe. In alcune candele, usate in magia, un pezzetto di carbone sostituisce una zeppa a indicare l’inizio dell’Ora Oscura. Quel pezzetto è anche chiamato zeppa nera. Questa candela è caratterizzata da una serie di segni sulla cera che indicano dove la candela va tagliata prima di essere usata. A seconda del mese e del giorno il mago taglia la candela in un punto differente, poi, al tramonto, l’accende. Quando la zeppa nera cade, l’Ora Oscura inizia. La precisione non è eccezionale ma, per quanto strano possa sembrare, il tempo non è una variabile fondamentale negli incantesimi.

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    La notte

    La notte è caratterizzata da tre momenti che corrispondono poi, nelle città, ai tre cambi delle guardie in servizio di sentinella o di ronda: sono chiamati rispettivamente la lupa, la civetta e la fuga. Sono più o meno equispaziati fra il tramonto e l’alba. La lupa è l’ora dei nottambuli, di quelli che fanno tardi la sera, l’ora degli innamorati. La civetta e la notte profonda, quella in cui tutti dormono e ladri e manigoldi si aggirano furtivi in caccia. È anche l’ora della magia nera, degli spettri e degli abitanti dell’oscurità. È fra la lupa e la civetta che scocca infatti l’Ora Oscura. La fuga è l’ora che precede l’alba ed è chiamata così perché è tipicamente l’ora delle “fughe d’amore” e delle evasioni, quando ancora tutti dormono ma si cerca di partire in modo da esser lontani alle prime luci dell’alba ed avere così tutto il giorno davanti a sé per scomparire del tutto.

    Come già detto, questi momenti non corrispondono sempre allo stesso istante nel tempo, ma variano a seconda di quando sorge e tramonta il sole.

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Il calendario

Il calendario Imperiale

Il calendario più utilizzato è quello detto Imperiale. L’anno retano è diviso in 15 mesi raggruppati in 5 stagioni di tre mesi ognuna. Il primo mese di ogni stagione è detto antimediano, il secondo mediano e il terzo postmediano. Su Kios la stagione più fredda è quella centrale, le più calde la prima e la quinta.

La prima e la seconda stagione, dette rispettivamente del Raccolto e della Semina, hanno il primo mese di 23 giorni e gli altri due di 22. La quarta e la quinta stagione, dette rispettivamente della Nascita e della Crescita, hanno il terzo mese di 23 giorni e gli altri due di 22. La terza stagione, quella intermedia, detta del Lungo Sonno, ha il primo e terzo mese di 23 giorni e quello centrale di 22.

L’anno è quindi di 336 giorni retani ed è perfettamente simmetrico come numero di giorni per mese. Ogni quindicesimo anno, il mese centrale ha solo 21 giorni, per cui il numero di giorni di quel anno è di 335. Il quindicesimo anno è detto anno tronco, e così è chiamato anche il mese centrale.

L’anno è suddiviso in 28 “settimane” da 12 giorni ciascuna chiamata “dodecade”. Quando l’anno è tronco la prima dodecade del mese tronco ha solo 11 giorni ed è detta anch’essa tronca.

Nomi dei
Mesi
Giorni
(anno normale)
Giorni
(anno tronco)
Nomi delle
Stagioni
del Bue2323
del Falco2222del Raccolto
del Cavallo2222
del Gallo2323
del Corvo2222della Semina
del Gatto2222
del Coniglio2323
del Lupo2221del Lungo Sonno
del Puma2323
della Marmotta2222
dell’Orso2222della Nascita
del Serpente2323
della Volpe2222
del Cervo2222della Crescita
dell’Aquila2323
Anno336335
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